lunedì 23 luglio 2012

Lettera aperta al Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano

Presidente, 20 anni fa, l’Italia si trovò dinanzi ad una SVOLTA, storica. Grazie a Mani Pulite, poteva uscire dall’onnipresente corruzione politica-affaristica-mafiosa, gli italiani avevano ancora abbastanza sdegno in pancia per tirare le monetine a Craxi e la gente onesta non si vergognava di ringraziare il pool di Milano e Antonio Di Pietro.


D’altro canto, per la prima volta nella storia, dopo più di un secolo di tranquilla impunità, dopo aver opportunamente scansato l'ammazzasentenze, tutta la cupola mafiosa veniva condannata in Cassazione al termine del maxiprocesso di Palermo istruito da Giovanni Falcone & Paolo Borsellino.

Lo stesso numero 52 dell'Espresso del 27 dicembre 1992 dichiarò a titolo postumo Giovanni Falcone "Uomo dell'anno":


Accompagnando la copertina del commento seguente:

La sua tragica morte - così come quella di Paolo Borsellino - ha segnato per l'Italia civile una sconfitta catastrofica, ma anche l'inizio di un possibile riscatto. Dopo la strage di Capaci il rapporto fra gli italiani e la mafia non è stato più lo stesso. Molte omertà sono cadute. La rivolta dell'opinione pubblica contro la tirannia delle cosche e dei loro complici è finalmente esplosa. I mafiosi che collaborano con la giustizia oggi si contano a decine, forse a centinaia. Le indagini su tanti efferati delitti arrivano a identificare esecutori e mandanti. Organismi come la Superprocura antimafia, come la DIA cominciano a operare senza essere paralizzati da lotte di fazione. Sui legami fra mafia e politica si squarciano per la prima volta i veli. Questo processo - che è solo all’inizio, e sempre esposto al rischio di nuove marce indietro - si deve anche a Giovanni Falcone, a ciò che egli ha fatto o preparato in vita, al modo in cui si è spinto al sacrificio estremo. Per questo indicare in lui l'uomo dell'anno significa dare voce non solo al rimpianto per un grande italiano che non c'è più, ma soprattutto alla speranza di un futuro senza mafia, senza mafie.

Vent'anni dopo, sappiamo come sono andate quella svolta del '92 e quella speranza, purtroppo...

Però quello che viene fuori oggi con sempre più forza ogni giorno che passa, è che nel '92 lo Stato italiano tradì il mandato ricevuto dal popolo sovrano per complottare con la mafia alle spalle del popolo e sacrificare la vita dei giudici Falcone & Borsellino, reo quest'ultimo di essersi opposto con tutte le proprie forze ad una "trattativa", che era la cosa giusta da fare se si è trattato per evitare guai peggiori, dixit Dell'Utri, attuale senatore della repubblica italiana...

Una "trattativa" non ricercata dalla mafia bensì dallo Stato italiano e dai suoi uomini, che non avrebbero MAI detto una sola parola sull'accaduto se mafiosi e figli di mafiosi non avessero cominciato per primi a parlare e raccontare come andarono le cose!

Queste sono le premesse, Presidente.

* * *

Tre anni fa, in una mia precedente lettera a Lei indirizzata, Le chiesi conto di alcune Sue dichiarazioni (strano: si occupava già di intercettazioni, probabilmente un pallino che ha in comune con Silvio Berlusconi), rilasciate all'indomani del 17^ anniversario della morte di Borsellino in risposta alla denuncia della sorella, Rita:

- Come si fa a dire che lo Stato ha abbandonato Borsellino?

Lei rispose testualmente...

Una dichiarazione che giudicai talmente vergognosa da reagire con la mia lettera, che La invito a rileggere integralmente, e dalla quale non resisto a citare alcune delle domande, sempre senza nessuna risposta esauriente né plausibile:

Perché non spiega le modalità concrete della presenza dello Stato a chi invece lamenta giustamente - e dolorosamente - la Sua assenza?

Perché non dice tutto quello che sa e che la gente onesta di questo paese non sa, alla ricerca della verità dell'assassinio di Paolo Borsellino e della sua scorta da 17 anni?

Perché se è così sicuro che lo Stato non ha abbandonato Borsellino (e più in generale, "nessuno"!), non ci spiega quali sono i riscontri, gli elementi a favore della sua tesi? Un po' azzardata, a dire il vero, se uno guarda solo ai fatti...

Quali sono le prove a sostegno di quello che dice con tanta sicurezza (troppa!)? Ex ante ed ex post? Prima e dopo la strage? 

Prima: che cosa ha fatto lo Stato per impedire che tale trappola mortale non venisse portata a termine?

Dopo: che cosa ha fatto lo Stato per appurare la verità dei fatti, delle responsabilità, dei mandanti occulti e dei mille misteri ancora irrisolti dopo 17 anni?

E cosa fa oggi?


Già, cosa fa oggi lo Stato italiano che Lei si pregia di incarnare con tanta dedizione, per apportare "verità e giustizia" sul complotto Stato-Mafia che ha visto nella strage di Via D'Amelio l'inizio di una lunga serie di crimini orrendi e di poste ancora in gioco a tutt'oggi?

Lei, Presidente, dice "la verità a ogni costo", ma cosa fa, a parte parlare con l'altro smemorato cronico di Mancino al telefono? A parte sollevare un improbabile conflitto di attribuzione dinanzi alla corte Costituzionale, per “promuovere un chiaro pronunciamento nella sola sede idonea, su ... prerogative costituzionali” cosiddette, che però non sono scritte da nessuna parte nella Costituzione vigente.

Parlare un linguaggio di verità e di responsabilità è parte dei doveri del Presidente.

Quante belle parole, Presidente, che però ognuno può interpretare come meglio crede:

- Parlare un linguaggio di verità e di responsabilità, spiegando al Paese cosa vi siete detti con Mancino, visto che tanto Lei non ha "nulla da nascondere", "nulla da occultare o proteggere"...


- Parlare un linguaggio di verità e di responsabilità, spiegando al Paese se ritiene tutt'ora che lo Stato NON abbia abbandonato Borsellino, dando però risposte esaurienti alle domande che precedono...

- Parlare un linguaggio di verità e di responsabilità, spiegando al Paese se Lei ripeterebbe oggi - e perché, o, al contrario, perché no - le stesse parole che disse all'occasione di una precedente ricorrenza della strage di Capaci:

“mi impegno alla massima trasparenza… ma non vado lì per aprire armadi… farò tutto quello che sarà necessario per risolvere la trasparenza, ma non intendo rifare la storia di 50 anni, non vado a fare indagini retrospettive”...

Ed in effetti, non aprì nessun armadio, anzi sembra addirittura che li abbia chiusi (che fine aveva fatto l’impegno ad informare l’opinione pubblica sulla vicenda?)!

* * *

Presidente, di belle parole, vuote, è troppo piena la Storia italiana, e Lei dovrebbe sapere che le belle parole vuote dei politici non sono altro che ipocrisia istituzionale contro l’accertamento della verità!

Per cui ritengo che se Lei volesse veramente Verità & Giustizia sulla terribile stagione 1992-1993, come giustamente pretende tutta la gente onesta in questo Paese, si comporterebbe in altro modo. Non chiedo di meglio che di essere smentito, dai fatti però, non da parole certamente belle, ma pur sempre vuote. E quindi false, come lo sono tutte le belle parole non riscontrate dai fatti. E quindi ingiustificabili.

Perché oggi, due decenni dopo quel triste periodo, l'Italia è di nuovo di fronte ad un bivio storico, in cui tutti gli elementi sono riuniti per scegliere la svolta della verità e delle giustizia, ed eliminare il pessimo ricordo di una Seconda Repubblica fondata sul sangue delle vittime sacrificate dal complotto Stato-Mafia che non ha ormai più niente di "presunto".

La "svolta" di vent'anni fa ha fatto regredire - TANTO - il Paese, per cui oggi la gente onesta che ha fame di verità vorrebbe evitare che questa nuova svolta - che comunque ci sarà, a prescindere - prendesse lo stesso orientamento di allora. Cominciando col svuotare dai loro innumerevoli scheletri e sepolcri imbiancati gli altrettanti innumerevoli armadi della vergogna che custodisce lo Stato italiano, di cui Lei è la più alta espressione (Cost. Art. 87).

Presidente, in questa lotta per la verità e la giustizia, nei fatti, da che parte sta?

* * *

Concludo con questo intervento di Marco Travaglio, che riassume alla perfezione il mio pensiero...

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